“Nelle fotografie a colori c’è già tutto. Una foto in bianco e nero invece è come un’illustrazione parziale della realtà. Chi la guarda, deve ricostruirla attraverso la propria memoria che è sempre a colori, assimilandola a poco a poco. C’è quindi un’interazione molto forte tra l’immagine e chi la guarda. La foto in bianco e nero può essere interiorizzata molto di più di una foto a colori, che è un prodotto praticamente finito”.
Queste parole sintetizzano quello che penso sulla fotografia in bianco e nero. Sono state pronunciate in un’intervista da quello che ritengo (e non solo io) il più bravo fotografo al mondo: Sebastião Salgado.
Non a caso Sebastião Salgado scatta fotografie esclusivamente in bianco e nero, raccontando il mondo che ci circonda con una forza ed un impatto emozionale, che il colore difficilmente potrebbe raccontare.
Perché?
La foto in bianco e nero racconta la luce e con i suoi giochi d´ombra racconta un mondo che ognuno di noi poi reinterpreta personalmente, perché noi completiamo l´immagine, non solo nella nostra mente, ma soprattutto nel nostro cuore.
Quando mi avvicinai al mondo della fotografia, avevo circa 9 anni e cominciai a fotografare con la Petri TTL di mio padre, con rullini esclusivamente “bianco e nero”. Era bellissimo per me vedere come quelle foto fossero piene di “colori” seppur monocromatiche.
Il fatto è che a quei tempi, dove non esistevano cellulare o tablet, e dove non esisteva la convinzione che fotografassero meglio delle reflex, per un bambino la foto era un’emozione più che un ricordo, e quindi era indifferente che fosse a colori o monocromatica.
E oggi?
Con l’avvento al digitale al quale, nolente o volente, quasi tutti ci siamo dovuti “convertire”, lo scatto monocromatico ha cambiato il suo aspetto?
È considerata una scelta “rétro”?
All’inizio così sembrava, in quanto il digitale non riusciva ad essere “fedele” quanto la pellicola nel raccontare luci, ombre, chiaroscuri e quindi emozioni nascoste.
Sembrava che il bianco e nero fosse destinato a diventare una nicchia per pochi nostalgici.
Ma fortunatamente, oggi il digitale risponde bene alla richiesta di sempre più fotografi del monocromatico. Oggi è possibile fare degli scatti in bianco e nero, di una bellezza e fedeltà senza uguali.
Con i giusti strumenti possiamo dare risalto a ombre, luci, grana, e mettere in risalto il sentimento che abbiamo in mente quando scattiamo.
Chiaro che non abbiamo più a che fare con camere oscure ed esalazioni di acidi; oggi tutto è ridotto a dei pixel, gestioni di curve e grafici.
Ma gestire uno scatto monocromatico non è solo Camera Raw o affini; è vedere lo scatto in bianco e nero già mentre lo stiamo inquadrando, un momento prima di scattare.
È lì che nasce il nostro scatto in bianco e nero, nella nostra mente e nel nostro cuore.
Per chi come me ama lo scatto monocromatico, per chi ama raccontare un sentimento, più che un’immagine, il colore continua ad essere un elemento di disturbo, nonostante la perfezione del digitale.
Note:
Sebastião Salgado ha pubblicato diversi progetti che vale la pena di approfondire, ma questi tre li ritengo assolutamente imperdibili: